Benvenuti, viandanti del sogno e della parola.

Sono nato in Sicilia, terra di sole e radici profonde, dove il profumo del mare si mescola a quello della tradizione. Ho vissuto quasi dieci anni a Roma, una città che ti insegna a respirare la storia, a camminare tra passato e presente con la leggerezza di chi sa di far parte di qualcosa di più grande. Da oltre dieci anni, invece, chiamo casa Monaco di Baviera, un luogo dove ho imparato a riconoscere le affinità tra culture, a coglierne le differenze e ad abbracciare quel senso di appartenenza europea che unisce più di quanto divida.

Per trent'anni ho lavorato nella gastronomia, raccogliendo storie tra un piatto servito e una chiacchierata con un cliente. Ho sempre amato l'umanità di questi incontri, il modo in cui il cibo diventa un linguaggio universale, un ponte tra le persone. Poi è arrivata la pandemia. Il mondo si è fermato e io ho sentito il bisogno di ripensare il mio percorso. Ho deciso di iscrivermi all'università, scegliendo la psicologia: un altro modo per immergermi nell'animo umano, per continuare a osservare, ascoltare, capire.

Gastronomia, psicologia, scrittura: tre mondi che sembrano lontani, ma che in me si intrecciano. In fondo, tutto ciò che faccio ha un unico filo conduttore: la ricerca del senso nelle storie degli altri e nella mia. Continuo a scrivere, a trasformare incontri e riflessioni in parole, perché credo che la narrazione sia il modo più autentico per dare ordine al caos.

Qui troverete estratti delle mie opere, e nei miei spazi digitali—YouTube, Instagram e Facebook—vi inviterò a condividere questo viaggio con me. Sogni di Latta è il nome di questo spazio, un omaggio a Renato Zero, alla sua unicità, alla sua capacità di reinventarsi.

Spero che qui possiate sentirvi a casa. Raccontatemi le vostre storie, mentre io vi sussurro le mie.

Nicola Accordino

Immaginate questa scena. Un uomo in giacca e cravatta insulta furiosamente un rider al semaforo. Gli urla contro di tutto, lo minaccia, scende dalla macchina. Poi, si rimette al volante, sistema la cravatta, risponde a una chiamata con tono posato. "Sì, dottoressa, la stavo proprio aspettando. Mi dica pure". La bestia rientra nella gabbia. Ma per...

non la nomino — non per rispetto, ma per pietà. Lei già gode di una visibilità eccessiva, sproporzionata rispetto a ciò che ha da dire. Ma chi frequenta i social, i talk show, le poltrone buone, i salotti in divisa e le vetrine di editoria da cassetta, ha già capito perfettamente di chi sto parlando. Uno che si è...

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