La Resistenza italiana è uno dei periodi più significativi e drammatici della nostra storia. È il momento in cui milioni di italiani si sono ribellati contro l'occupazione nazista e fascista, combattendo per la libertà, la giustizia e la dignità. Non è solo una data, ma una memoria vivente che ha plasmato la nostra Costituzione e la nostra società....
Chi ha paura del 25 Aprile?
di Nicola Accordino

La Resistenza: un atto di coraggio che ha plasmato la nostra libertà, ma che oggi sembra essere dimenticato o, peggio, minacciato. Oggi più che mai, il 25 aprile non è solo una data, ma una dichiarazione di intenti, un ricordo di chi ha sacrificato la propria vita per regalarci ciò che oggi diamo per scontato: la democrazia, la libertà e i diritti civili. Un popolo che, per troppo tempo, ha celebrato la memoria, oggi rischia di dimenticarla. Ma, proprio quando la memoria storica vacilla, spunta l'amnesia dei potenti, di chi cerca di occultare, minimizzare e confondere ciò che è stato.
La Resistenza italiana è una delle pagine più nobili della nostra storia. È il momento in cui un popolo intero ha scelto di non chinarsi, di non accettare passivamente l'occupazione fascista e nazista. Ma, soprattutto, è il periodo in cui sono nati valori che continuano a reggere la nostra società: la giustizia, la libertà, l'uguaglianza. La lotta partigiana è stata fatta di giovani, di donne e uomini che, senza armi sofisticate, contro ogni previsione e ogni odds, hanno combattuto per un'Italia libera, per una democrazia che ci rendeva tutti uguali, indipendentemente dalle nostre origini o dalla nostra classe sociale.
Non era solo una guerra contro il nemico visibile: era anche una guerra contro una visione omocentrica, contro un potere che voleva sterminare ogni differenza, ogni libertà, ogni diritto. I partigiani combattevano con la speranza che quel piccolo spazio di resistenza che avevano creato in montagna, nelle città, nelle campagne, sarebbe diventato la linfa di una nuova Italia.
La Resistenza non ha solo liberato l'Italia dalla morsa fascista. Ha anche posto le basi per una nuova società, per la nascita della Repubblica. La Costituzione italiana, uno dei documenti più progressisti e democratici mai scritti, è figlia di quella lotta. L'articolo 1, che sancisce che l'Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro, non è un concetto astratto, ma il risultato di anni di sacrifici e battaglie.
La risposta è inquietante, ma purtroppo evidente: senza la Resistenza, l'Italia avrebbe potuto prendere una piega simile a quella della Spagna o della Grecia, dove i dittatori hanno continuato a governare anche dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale. La Spagna ha vissuto sotto il regime di Francisco Franco per quasi 40 anni, fino alla sua morte nel 1975. E non si è trattato solo di un regime di repressione: Franco si circondò di alleati internazionali, tra cui il Vaticano e alcune potenze occidentali, che chiusero un occhio di fronte alla sua brutalità.
Senza la Resistenza, senza l'impegno dei partigiani e dei movimenti antifascisti, l'Italia avrebbe rischiato di essere governata da una nuova élite, questa volta magari composta non solo da fascisti dichiarati, ma da una classe politica che avrebbe preso piede nel vuoto lasciato dalla guerra e dalla caduta del regime fascista. Non è un caso che, alla fine della Seconda Guerra Mondiale, l'Italia, come la Germania, abbia dovuto affrontare un periodo di de-nazificazione, non solo sul piano delle istituzioni, ma anche nella mentalità comune.
Non è solo nella Storia che la Resistenza lascia il segno. Ogni storia individuale è un'ispirazione e una testimonianza di chi ha sacrificato la propria vita per qualcosa che andava oltre l'idea di patriottismo: si trattava di difendere la dignità umana. Prendiamo ad esempio Carla Capponi, una delle grandi donne della Resistenza. Da giovanissima, si unì ai partigiani e partecipò all'attentato di via Rasella. Dopo la guerra, divenne una delle prime donne ad essere eletta alla Camera dei deputati, portando avanti la sua battaglia per la giustizia sociale e per i diritti delle donne.
Oppure il caso di Giovanni Pesce, che si unì ai partigiani e dopo aver combattuto in Francia contro Franco, tornò in Italia per liberarla. Pesce, che aveva una carriera come operaio torinese, contribuì con atti di sabotaggio e disobbedienza civile alla lotta contro l'occupazione tedesca. Questi non sono solo esempi di singole gesta eroiche, ma di una resistenza che scaturiva da un desiderio collettivo di libertà.
Il sacrificio di queste persone ha gettato le basi della nostra democrazia. Non c'è una Resistenza senza i partigiani, ma non c'è nemmeno una Repubblica che può dire di essere solida senza riconoscere il contributo di chi ha lottato. La memoria storica non è solo una questione di commemorazioni, ma di riconoscimento attivo del valore di ciò che è stato fatto. Una nazione che non onora la propria storia è una nazione che si perde.
Il revisionismo storico, che cerca di annacquare le responsabilità del fascismo e di riscrivere il significato della Resistenza, è uno dei principali nemici della libertà. Eppure, oggi, ci troviamo di fronte a un governo che, lontano dalla retorica della memoria, sembra spesso evadere ogni impegno connesso al 25 aprile. I segnali non sono pochi: da Meloni a La Russa, da Salvini a tutta la sua Giovanile, l'ambiguità è palese.
Meloni, che non ha mai nascosto le sue simpatie per il passato fascista, è spesso accusata di minimizzare la portata della lotta partigiana. Non solo, la sua vicinanza con Orban, che ha abolito la libertà di stampa, arrestato oppositori politici e stravolto la Costituzione ungherese, e il suo atteggiamento da "amica" di Trump, che ha fomentato i nazionalismi e il razzismo in America, sono segnali di come la politica del governo attuale vada a svuotare i valori della Resistenza.
Anche i suoi alleati si comportano in modo altrettanto ambiguo. Ignazio La Russa, ad esempio, in un'intervista rilasciata qualche anno fa, rivelò di aver avuto in casa il busto di Benito Mussolini. La Russa, presidente del Senato, è uno dei maggiori esponenti di una visione storica che ancora non ha fatto i conti con le sue radici. Una visione che rischia di farci tornare indietro, di cancellare il sacrificio di chi ha costruito la nostra Costituzione. Ma non finisce qui. Alcuni membri del suo partito hanno mostrato esplicitamente simpatie per gruppi neofascisti, e uno di loro è stato persino fotografato mentre si vestiva da nazista. In un contesto come quello attuale, dove si riscrive la storia come se niente fosse, questi atti non sono affatto casuali.
Immaginate, per un momento, che cosa sarebbe successo se la Resistenza non fosse esistita. L'Italia sarebbe stata occupata dalla Germania fino al termine della guerra, senza alcuna possibilità di ricostruzione autonoma. La democrazia, come l'abbiamo conosciuta, sarebbe arrivata in ritardo, se non del tutto assente. Oggi vivremmo in un paese governato da forze reazionarie, dove i diritti civili sarebbero diritti per pochi e dove la libertà di parola non sarebbe garantita. Senza la Resistenza, l'Italia non sarebbe diventata una Repubblica democratica, e la nostra Costituzione sarebbe stata solo un sogno.
La Resistenza è una delle pagine più significative della nostra storia, e non dobbiamo permettere che venga dimenticata. La memoria è il nostro scudo contro le forze che vogliono riscrivere il passato, e attraverso di essa possiamo continuare a costruire un'Italia più giusta e libera. Celebrare il 25 aprile non è solo un atto simbolico, ma una difesa della libertà, della giustizia e della dignità umana.
Come ha detto Alberto Buonaiuti, uno dei grandi pensatori italiani della Resistenza: "Non c'è libertà senza memoria, e senza memoria non c'è futuro."
Buon 25 aprile.
Chi ha paura del 25 Aprile?
La Resistenza: un atto di coraggio che ha plasmato la nostra libertà, ma che oggi sembra essere dimenticato o, peggio, minacciato. Oggi più che mai, il 25 aprile non è solo una data, ma una dichiarazione di intenti, un ricordo di chi ha sacrificato la propria vita per regalarci ciò che oggi diamo per scontato: la democrazia, la libertà e...