38. Ammùcciari 'u suli ccu crivu.
Sotto i miei post e i miei blog trovo i commenti piú disparati, da quelli di apprezzamento a quelli di critica, anche feroce. Con i piú ho quel che cerco: un confronto pacato basato sulle idee e non su ideologie antidemocratiche e pericolose. Parlare di fascismi e dittature, inneggiare all'uomo forte o addirittura dire che ci hanno tolto la libertà, i complotti vari e le fesserie antiscientifiche non mi interessano e non sono per me argomento di discussione.
Spesso però trovo i commenti di persone che conosco da tempo e con cui piú volte mi sono trovato in passato a scambiare piacevoli chiacchierate, che mi accusano di essere diventato anti italiano. E molte volte questi attacchi avvengono soprattutto da parte di amici siciliani che conosco da una vita. È un fenomeno che mi colpisce e mi fa pensare: davvero sembra che io non ami l'Italia? Davvero mi merito l'appellativo di traditore che spesso mi sento cucito addosso?
Chi mi conosce o mi segue sui social sa che non è vero. Lo sa chi mi legge, chi ha letto i miei libri, chi parola con me. Lo sanno i clienti dei locali dove ho lavorato, lo sanno quelli che vengono a chiedere consigli per le loro vacanze in Italia, lo sa chi mi sta accanto. Io amo l'Italia visceralmente, e porto con me sempre la mia Sicilia e la sicilianità. Ma allora da dove nascono gli attacchi cruenti che ricevo? È presto detto e in fondo è sotto gli occhi di tutti, nascono dall'ipocrisia di molti italiani benpensanti.
In siciliano "u crivu" è il setaccio con cui si setaccia la farina prima di impastare il pane ed è sottilissimo, tanto da lasciare passare i fini grani. "Ammùcciari 'u suli ccu crivu" vuol dire cercare di nascondere ipocritamente qualcosa che è sotto gli occhi di tutti. Ed è sotto gli occhi di tutti che l'Italia ha dei grossi problemi che vengono da lontanissimo e che oggi, come i proverbiali nodi, stano venendo al pettine. Io non da oggi vado dicendo che il problema di fondo è nella profonda mancanza di senso dello Stato di molti italiani, dediti al malaffare, alla corruzione, al favoritismo ed all'evasione. Lo dico forte che la colpa della debacle dell'Italia non ´e dell'EU ma degli italiani stessi. Lo dico da sempre che abbiamo una classe politica inetta ma perfetta espressione della volontà popolare. E per questo vengo continuamente attaccato da chi invece continua a mettere davanti al sole "u crivu" della loro ipocrita auto assoluzione.
Quando lavoravo in una struttura alberghiera in Toscana, il mio responsabile di allora mi insegnò un trucchetto: dopo aver sistemato la vetrina, mi disse di andare fuori e guardarla dall'esterno, dal punto di vista del cliente, in modo da notare se ci fossero problemi ed imperfezioni. Perché molte cose potevano sfuggirmi se guardavo solo dell'interno mentre uscendo davanti potevo guadagnare un punto di vista diverso. Questo è quello che mi è successo venendo in Germania: ho guadagnato un punto di vista diverso rispetto a chi è rimasto i Italia. Non sono migliore, non sono piú intelligente, vedo le cose in modo differente. Vedo per esempio che è possibile valorizzare quel che abbiamo invece che distruggerlo. Vedo che è possibile far funzionare lo Stato a patto che tutti lo considerino qualcosa di cui far parte non una vacca da mungere. Vedo che è possibile lavorare in regola, senza ruberie, senza collusione e malaffare, senza che la vita di ognuno sia appesa ad un filo. Attenzione, non sto dicendo che la Germania è il paradiso: anche qui ci sono sacche di povertà e delinquenza, anche qui il malaffare e la corruzione esistono eccome, ma non arriviamo a certi eccessi come in Italia e soprattutto, i tedeschi continuano ad avere fiducia nella democrazia come unico modo per poter vivere insieme.
È di questo che vi parlo, questo che vorrei che molti miei amici comprendessero, che l'Italia che non sopporto, che odio, che combatto è quella del malaffare, della corruzione diffusa, del clientelismo. E la verità è sotto gli occhi di tutti, basta solo cercare di guardarsi nello specchio e chiedersi cosa abbiamo fatto per arrivare a questo. I politici che ci governano li abbiamo mandati noi li, sono italiani come noi, hanno il nostro appoggio. In passato ci hanno fatto credere che i soldi crescessero sugli alberi e tra di noi ci sono persone che hanno contribuito affinché il sistema diventasse quello che è. Una persona a me molto cara dice sempre: "quando c'erano i democristiani mangiavano loro e mangiavano noi". Tutti gli scandali delle pensioni false, i ponti che crollano per mancanza di manutenzione, i cantieri infiniti, le ruberie dei politici sono solo la parte piú superficiale di un sistema che ha coinvolto tutti; dipendenti statali che si appropriavano di materiale pubblico, uffici pubblici flagellati dalla piaga dell´assenteismo, evasione fiscale diffusa (e non venitemi a dire che gli imprenditori sono tutti "Robin Hood" perché altri Paesi hanno una tassazione come la nostra se non superiore), lavoro nero nonostante si percepisse il sussidio di disoccupazione, truffe agricole, voto di scambio... tutte queste cose sono state compiute da italiani, che nell´andazzo generale hanno cercato di arraffare piú che potevano approfittando dell´inefficienza dei governi degli ultimi 40 anni (e la dimostrazione lampante ce l´abbiamo avuta adesso, con i 335 notai che hanno richiesto il sussidio di 600€ erogato dal Governo).
Ora quello che vi siete mangiato adesso qualcuno lo deve pagare, solo che tutti alzano le mani indicando gli altri in una corsa a chiamarsi fuori da sacrifici che nessuno vuole fare. E posso essere d'accordo con voi quando dico che non deve essere solo il popolo a pagare, ma la cosa assurda è che mentre c'è chi indica vie chiare e sicure per risollevare il paese, combattere malaffare e malcostume e recuperare credito e visibilità, una parte politica (quella per assurdo piú cara sembrerebbe agli italiani) difende i diritti della casta impedendo che queste idee vengano anche solo discusse. Per esempio, basterebbe fare sei piccole leggi per recuperare milioni di euro; e non parlo del taglio dei parlamentari (tanto caro ai populisti quanto insufficiente se non dannoso), ma di cose concrete di cui nessuno vuol sentire parlare. Meglio continuare a "Ammùcciari 'u suli ccu crivu".
Chi mi accusa di essere anti italiano dovrebbe cominciare a passarsi una mano sulla coscienza e chiedersi chi davvero tra di noi lo è. Se io che mi struggo nella malinconia dei miei cari e dei miei luoghi ma cerco sempre di dire a tutti che un'altra via è possibile oppure chi, dopo aver pasteggiato a sbafo per una vita, adesso vuole che il conto dei suoi errori lo paghino gli altri. Amare l'Italia non vuol dire solo decantarne i mille pregi (cosa anche abbastanza inutile visto che tutti amano il nostro Paese e lo conoscono) ma soprattutto cercare in qualsiasi modo di migliorarlo proponendo nuove idee, facendosi portavoce di uno stile di vita onesto, sano e valorizzante per tutti. Vuol dire non continuare a fuggire dalle responsabilità e assumersi il peso di lottare affinché le cose cambino.