Se dicembre è il mese dei
bilanci, gennaio è quello dei buoni propositi. Si cerca di essere prepositivi,
propositivi, migliori. I nuovi inizi ci affascinano, ci danno motivi di
speranza, ci fanno dire "mai piú" di fronte alle piccole e grandi questioni
della nostra esistenza. Ma in fondo l'anno solare, il calendario, il Capodanno,
sono tutte convenzioni sociali, meri calcoli temporali, astronomici,
commerciali. Si, anche io mi faccio contagiare dall'aria di festa andando al Party
di S. Silvestro al NY Club quando sono a Monaco, ma ormai da un bel po' di
tempo non lo carico cosí tanto di aspettative, di sogni, di speranze. Perché il
1° gennaio è esattamente uguale al 2, al 3 e anche al 31 dicembre, fatto delle
stesse 24 ore e degli stessi identici 1440 minuti.
"Eh no, Nicola, mica potrai dirmi
che tutti i giorni sono uguali!" direte voi. Beh, vi dico: si, Lo sono. Semmai cambia
il modo in cui noi ci relazioniamo a quei minuti, a quelle ore, come decidiamo
di viverle e di cosa le riempiamo. Di come noi decidiamo di percepire il nostro
tempo e che colore decidiamo di dare alla nostra esistenza. Paolo Coelho lo ha rappresentato
bene nel suo libro piú famoso, "L'Alchimista". Il protagonista, un pastore di
nome Santiago, parte alla ricerca del suo tesoro ed affronta varie peripezie. Arrivato
in africa, viene derubato da un ladro di tutti i suoi averi, e si ritrova
disperato e solo in terra straniera, circondato dai mori. Abbattuto allora
comincia a maledire il suo destino, a piangere e disperarsi, ma poi prende la
sua decisione, di non essere un miserabile vittima degli eventi ma di
considerarsi un avventuriero. In quel momento ha deciso, dato l'impronta alla
sua vita, cominciato a lottare per cambiarla. Ha riempito quei minuti e quelle
ore, i giorni e gli anni di una nuova essenza. E la cosa che mi fa molto
pensare è che mentre lui decideva di vivere una vita da avventuriero, nello
stesso sitante intorno a lui, altre persone decidevano di usare quegli stessi
minuti per odiare, provare rancore, uccidere.