Finché una mattina mi sono
svegliato, mi sono guardata allo specchio e mi sono detto: "è veramente questa
la vita che vuoi fare? è veramente questo il modo in cui tu vuoi condurre la
tua esistenza? vuoi davvero darla vita alla paura?" La risposta ovviamente era
no, ma non era tanto la consapevolezza di non voler vivere in quella situazione
frustrante e castrante a mancare, quanto il fatto di come superare quella
sensazione, su quali basi gettare una nuova consapevolezza e soprattutto una
nuova forma di contrasto. E siccome le cose non succedono mai per caso, si sono
verificati nei giorni scorsi due avvenimenti che, per quanto lontani distanti
nello spazio e nel tempo, hanno contribuito a farmi raggiungere un nuovo
equilibrio è una nuova consapevolezza.
Il primo fatto è stato la
celebrazione dell'anniversario della morte di Enrico Berlinguer, avvenuta l´11
Giugno 1984. Personaggio molto popolare, rispettato dagli avversari e amato dai
propri militanti, tanto che al suo funerale, a Roma, partecipò più di un
milione di persone; mai nell'Italia repubblicana si era avuta una
manifestazione di tale ampiezza nei confronti di una figura politica. Fu uno
degli ultimi grandi uomini della sinistra, grande politico e, soprattutto
grande uomo. Ho avuto modo di leggere molto su Berlinguer in questo frangente, ma
una cosa che mi ha molto colpito è stato il suo rapporto con l'avversario, principalmente
con il segretario del MSI Giorgio Almirante. Un rapporto rispettoso, nonostante
tra loro corressero differenze grandi quanto tutto l'emiciclo parlamentare; i loro
contrasti erano sempre basati sui principi e sul rispetto dell'avversario. Tanto
che Giorgio Almirante si sia presentato a rendere omaggio alla salma di
Berlinguer a Via delle Botteghe Oscure, sommessamente e senza clamori (cortesia
ricambiata dai dirigenti del PCI alla morte di Giorgio Almirante, nel 1988). É
una cosa che mi ha colpito perché è segno che queste persone, al di là delle
differenze politiche, mantenevano sempre il rispetto per l'avversario, senza
scadere in inutili confronti personalistici. Ma questa è stata solo la prima
parte il mio ragionamento.
Il secondo avvenimento è avvenuto
ieri, Durante il mio girovagare su Instagram, mi è cascato all'occhio su un intervento
di Paolo Ruffini ripreso durante una conferenza. Paolo Ruffini è sempre stato
un comico che mi è piaciucchiato ma di cui apprezzo la positività e la sua
voglia di rendere sempre bella la vita degli altri in qualche modo. E anche in
questo caso è riuscito a fare un intervento veramente interessante e motivante,
ma la cosa che più mi ha colpito è stata la citazione di una frase di Madre
Teresa di Calcutta. Chi mi segue sa bene che io sono lontano dalla chiesa dei
santi, ma come dico sempre, anche un orologio rotto due volte al giorno segna
l'ora giusta, quindi ascolto anche le persone più distanti per cogliere il
senso di quello che dicono e magari apprendere qualcosa. Madre Teresa, Premio Nobel
per la pace nel 1979, rispondeva a delle persone che la invitavano a
partecipare a una manifestazione contro la guerra: "Non invitatemi mai ad
una manifestazione contro la guerra ma se ne organizzate una a favore della
Pace Invitatemi."