Senza andare troppo lontano, basti
pensare alla Turchia, che fino a qualche anno fa era instradata verso una
progressiva estensione dei diritti. L'omosessualità era stata già legalizzata
nell'Impero ottomano nel 1858 e nella Turchia moderna, l'attività omosessuale era
da sempre legale, sin dalla sua fondazione nel 1923. Ma, il Codice penale
(inasprito negli ultimi anni) contiene delle leggi sull'"esibizionismo
pubblico" e sui "reati contro la pubblica morale" che vengono
usati per maltrattare persone gay e transgender. Le forze armate turche
discriminano apertamente gli omosessuali impedendo loro di servire come
militari. Al tempo stesso la Turchia - in violazione degli obblighi previsti
dalla convenzione sui diritti umani - rinuncia a qualsiasi riconoscimento
dell'obiezione di coscienza al servizio militare, tranne che per gli obiettori
che si dichiarano "malati", dopo molti esami "umilianti e
degradanti" per "dimostrare" la propria omosessualità. Dal 2013 il
gay pride di Istanbul, che radunava migliaia di persone, è stato vietato costantemente
con la scusa del pericolo di attentati terroristici, ma in realtá per la
conclamata omofobia del regime conservatore del Presidente Erdogan. Ogni anno
arrivano immagini di arresti, aggressioni da parte della polizia verso quei
manifestanti che, imperterriti, cercano di portare maggiore visibilità al
movimento LGBT turco, costretto con leggi sul "pubblico decoro" a restare
marginalizzato e ai bordi della società. E taccio in questa sede sui diritti
delle donne, che sono regrediti fortemente, specie nelle zone rurali e dell'Anatolia.
È vero, noi facciamo parte dell'UE,
che ci garantisce un ombrello di diritti importanti (la stessa legge sulle
unioni civili è stata accelerata per non pagare una sostanziosa multa europea),
ma se realmente si verificassero degli scenari (non tanto irrealizzabili a dire
il vero) in cui l'Italia fosse fuori dall'Europa, cosa ne sarebbe dei nostri
diritti?