Dazi e Big Tech: Il Popolo Può Fermarli

05.04.2025

di Nicola Accordino

Siamo nel mezzo di una battaglia economica e ideologica che potrebbe determinare il nostro futuro. Mentre gli Stati Uniti, con le loro politiche economiche imperialiste, ci impongono dazi insostenibili, la nostra risposta deve essere chiara, forte e, soprattutto, unita. Non possiamo più permetterci di essere complici silenziosi di un sistema che sfrutta l'Europa per i propri interessi, e questo non significa solo boicottare Amazon, Spotify e Google, ma, molto più profondamente, rifiutare ogni forma di subalternità culturale ed economica. Il commercio globale non deve essere una guerra di chi ha più potere economico, ma una guerra di giustizia e solidarietà.

I dazi imposti dagli Stati Uniti non sono solo una tattica di guerra commerciale, sono una prova lampante della mentalità imperialista che li ha sempre contraddistinti. Ma davvero ci sorprendiamo di questo comportamento? Non è una novità che gli Stati Uniti abbiano sempre trattato gli altri paesi come colonie economiche, dove l'export americano è visto come l'unico valore possibile. Gli USA hanno fatto e continuano a fare i propri interessi economici a scapito delle economie europee, senza remore né scrupoli. E noi cosa facciamo? Continuiamo a dare loro il nostro denaro ogni volta che compriamo un prodotto Amazon o ci abboniamo a Prime. Ogni volta che ascoltiamo una canzone su Spotify o guardiamo un film su Netflix, siamo complici di un sistema che non solo esporta i propri dazi, ma importa le proprie disuguaglianze.

Non possiamo più ignorare questa realtà. La guerra dei dazi è un'espressione di una mentalità che divide il mondo in vittime e carnefici. Noi siamo la vittima in questa dinamica, e chi continua a fare il tifo per questi dazi è chi sta chiudendo gli occhi di fronte alla verità: chi non combatte, lascia che i grossi attori, le multinazionali americane, trionfino e distruggano ogni possibilità di equità.

La risposta a questo sistema non può essere un grido di rassegnazione, ma una proposta chiara e forte: è il momento di costruire una mentalità europea. L'Europa non è solo un blocco di paesi che condividono confini e politiche economiche. L'Europa è una visione condivisa, una proposta culturale che va oltre gli individualismi e gli egoismi nazionali. È il sogno di un continente unito, che protegge i suoi cittadini, le sue tradizioni, la sua cultura e la sua economia, senza cedere al primo che cerca di sottometterci.

Essere europeisti non significa solo aderire a un progetto politico, significa abbracciare l'idea di una comunità di persone che lavorano insieme per un obiettivo comune. Ma è difficile, lo so, soprattutto quando sembra che tutto intorno a noi stia crollando. Sì, l'Unione Europea ha i suoi difetti, ma quando si parla di difendere i diritti umani, di proteggere il nostro ambiente, e di garantire il benessere sociale, non esistono alternative a questo progetto. Ogni volta che qualcuno inizia a parlare di sovranità nazionale e di separatismo, ci sta semplicemente vendendo una retorica nostalgica e pericolosa, che riporta alla mente gli errori del passato. La guerra, la povertà e il nazionalismo hanno sempre minato la pace e il progresso, eppure c'è chi, per ignoranza o interesse, decide di volerci riportare lì.

Inutile dire che l'antieuropeismo è una forma di autolesionismo politico. Ma quello che davvero è incredibile è come una parte della popolazione possa essere tanto cieca da sostenere, addirittura idolatrare personaggi come Trump e Putin. Trump, il simbolo del narcisismo economico e della supremazia americana, ha costruito il suo impero sullo sfruttamento degli altri. Putin, il burattinaio di un regime autoritario, ha creato un sistema di corruzione che divora le risorse di un intero paese. Questi sono i modelli che dovremmo seguire?

La domanda è questa: perché, mentre l'Europa lotta per la pace e la giustizia, qualcuno decide di inneggiare a chi sostiene regimi autoritari, guerriglieri della guerra fredda, e modelli economici che ci hanno già portato al fallimento nel passato? Il loro non è un messaggio di progresso, ma di divisione e conflitto. Chi esalta Trump o Putin non ha capito che questi personaggi non sono altro che epigoni di una storia già fallita.

E chi li esalta non capisce che essere antieuropeisti è una forma di ignoranza che ci espone al rischio di perdere tutto. Essere contro l'Europa significa rinunciare al nostro futuro, al nostro benessere, alle nostre libertà. Le persone che inneggiano a questi leader non solo ignorano la storia, ma sono anche ignare delle sfide globali che l'Europa sta cercando di affrontare con coraggio, come il cambiamento climatico, le disuguaglianze sociali e le crisi politiche.

A questo punto, la domanda è: perché dobbiamo sostenere l'Europa? Perché è l'unico spazio dove possiamo ancora difendere i diritti dei cittadini e costruire un futuro comune. Sostenere l'Europa significa non solo combattere i dazi o resistere all'imperialismo commerciale degli Stati Uniti, ma significa anche difendere i diritti sociali e proseguire il nostro progetto di solidarietà, che è l'opposto di una visione autoritaria, capitalista e nazionalista. È l'unico modo per contrastare la deriva populista e la disintegrazione sociale.

Non è più tempo di compromessi con chi cerca di demolire il nostro futuro. È ora di scegliere da che parte stare: dalla parte dei popoli o dalla parte dei potenti. Essere europeisti significa essere dalla parte della pace, della giustizia, e di una cultura che non vuole tornare indietro. Se non lo capiamo, è colpa nostra.

Ora, parliamo di azioni concrete. Come cittadini europei, siamo spesso spettatori impotenti di un sistema che ci sfrutta, ma abbiamo potere. Ecco 5 strategie che possiamo adottare immediatamente per indebolire il sistema capitalistico che alimenta i colossi americani e promuovere l'economia e la cultura europea:

  1. Boicottaggio Strategico delle Multinazionali
    Non è solo una questione di comprare o non comprare. È una questione di rifiutare di finanziare le macchine imperialiste. Amazon, Apple, Google, Facebook, Netflix, Spotify e tutte le grandi multinazionali americane sono i principali alimentatori del sistema capitalistico che ci sfrutta. Investire nelle alternative europee è un atto di resistenza consapevole. Per ogni prodotto o servizio che acquistiamo da loro, stiamo finanziando guerre economiche, sfruttamento della manodopera e precarietà.

  2. Investire nelle Piattaforme Locali
    Il nostro denaro deve rimanere in Europa. Sosteniamo piattaforme di streaming come Rakuten TV, Deezer per la musica, e BookRepublic per i libri digitali. Non è una questione di "non mi piace" ma di sostenere chi investe nella cultura locale e nell'innovazione europea.

  3. Sostenere l'Agricoltura e l'Industria Locale
    Una delle risposte più efficaci al capitalismo che domina la nostra economia è quello di consumare locale. Ogni volta che acquistiamo prodotti che arrivano da lontano, stiamo non solo danneggiando l'ambiente, ma anche finanziando un sistema che ci sfrutta. Andiamo dai produttori locali o scegliamo alimentari europei certificati che non dipendono dalle multinazionali.

  4. Avere una Mentalità di Lunga Durata e Sostenibilità
    Invece di cedere alla tentazione di acquisti facili e veloci, puntiamo su prodotti duraturi e di qualità che non sono legati ai cicli di consumismo imposti dalle multinazionali. Investire in beni durevoli significa non solo fare scelte ecologiche, ma rifiutare il sistema che ci fa consumare e gettare.

  5. Educare e Sensibilizzare
    Infine, non dimentichiamo che il vero potere risiede nell'informazione. Sensibilizzare le persone sulla realtà del capitalismo globalizzato e sugli effetti devastanti delle politiche economiche imperialiste è un passo fondamentale. Ognuno di noi ha il dovere di spiegare che sostenere il sistema delle grandi multinazionali non significa solo rinunciare alla cultura locale, ma significa alimentare una cultura di sfruttamento e disuguaglianza. Educare è il primo passo per creare una società consapevole e indipendente.

La prossima volta che qualcuno ti dirà che l'Europa è una burocrazia inutile, ricordagli che senza l'Europa il nostro futuro sarebbe molto più incerto e pericoloso. Perché mentre il mondo è impegnato a sbranarsi, noi possiamo costruire insieme qualcosa di migliore. E se non lo facciamo, non possiamo nemmeno lamentarci quando la nostra libertà, le nostre risorse, e il nostro futuro saranno definitivamente venduti a qualcun altro.


C'era una volta un gigante chiamato Golia. Alto, forte, arrogante. Nessuno riusciva a sconfiggerlo, finché arrivò Davide, un pastore con una fionda. Lo conosciamo tutti, no? Ma oggi non siamo più nell'antica Israele, e Golia ha cambiato volto. Non ha più un'armatura, ma una holding in Delaware, server in Irlanda, e depositi fiscali in Lussemburgo....

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