Feltri non era nuovo a certe
esternazioni e soprattutto per un uso cosí disinvolto e scandaloso del mezzo
della stampa. Oltre al caso Boffo
e quello della radiazione temporanea dall'ordine dei giornalisti si è reso
protagonista di diverse controversie e vicende giudiziarie, oltre che aver
pronunciato una serie infinita di castronerie, dichiarazioni politicamente
scorrette e frasi grossolanamente sessiste e omofobe oltre che contro le minoranze
e gli immigrati. Maurizio Crozza, noto comico genovese, ne ha fatto una imitazione
al limite del surreale ma che non è poi cosí lontana dalla realtà´, visti i
titoli che "Libero", il giornale di cui è fondatore e direttore, sforna quasi
giornalmente. Titoli che puntano alla provocazione, al dissenso, a far parlare
di sé un giornale che si sente libero di esprimere ciò che vuole ma che è solo l'ennesimo
caso di come si possa trasformare una abile professione in qualcosa di squallido
e svilente. Feltri, maestro del dissenso, ha costruito sulle polemiche la sua
carriera, costruendo la sua visibilità mediatica sull'essere un bastian
contrario e giocando sulla libertà d parola e pensiero sancito dall´art. 21
della nostra costituzione. Ma la libertà di pensiero si è con il tempo trasformata
in una scusa per attaccare gratuitamente tutto quello che era possibile
attaccare, con il solo scopo di fare cassa e aumentare la visibilità del
proprio prodotto.
Già da
molto tempo, a detta di tutti, lo stile di "libero" e del suo direttore ha
stancato, da quel "Calano fatturato e Pil ma aumentano i gay" con tanto di
occhiello rosso: "C'è poco da stare allegri" (titolo del 23 gennaio 2019), che
ha portato ad un primo boicottaggio da parte degli sponsor alla dichiarazione
scioccante scritte nell´editoriale dopo il malore del Maestro Camilleri ("Se
muore non vedremo più quel terrone rompico***oni di Montalbano"), passando per "Dopo
la miseria portano le malattie" (rivolto ovviamente ai migranti), l'ormai
tristemente celebre "Bastardi islamici" o, uscendo dal seminato delle
migrazioni, robaccia come "Più patate, meno mimose" in occasione dell'8 marzo
(e le diverse varianti dedicate anche a Virginia Raggi, con il "patata
bollente") o "Renzi e Boschi non scopano". Poi gli insulti alla gente del sud
con il celebre "Comandano i terroni" e infine il penultimo, di qualche mese fa,
"vieni avanti Gretina" (dedicato alla visita a Roma di Greta Thunberg). Tutti articoli
e titoli che, insieme all'atteggiamento aggressivo di Vittorio Feltri (che in
ogni trasmissione non smette mai di esprimere concetti e idee che sono non solo
opinabili ma becere e contro il comune sentire di una nazione civile e
progressista) hanno stancato e che gettano un velo di infamia su tutto il
giornalismo italiano.