Essendo l'HPV così comune è
difficile evitarlo totalmente. È ragionevole aspettarsi di contrarlo nel corso
della propria vita, come abbiamo visto, anche avendo rapporti con una sola
partner. Ancora una volta la risposta è la prevenzione. Anzitutto rapporti
sessuali protetti con un corretto uso del preservativo e la raccomandazione di
rivolgersi sempre al medico nel sospetto di infezione. Utilizzato
correttamente, il preservativo è molto efficace contro infezioni sessualmente
trasmesse, come Hiv, clamidia e gonorrea. Mentre nel caso di virus come herpes
e Hpv il suo uso non fornisce uno scudo completo, dato che in questo caso la
trasmissione può avvenire anche attraverso il contatto di regioni che non sono
coperte dal preservativo (vulva, ano, perineo, base del pene, scroto, nonché
pelle-pelle). Ciò non significa però che l'utilizzo del preservativo non sia
importante per ridurre il rischio di contagio. Dal 2014 sono stati utilizzati
due vaccini contro le infezioni da HPV, rispettivamente protettivi per due e
quattro sierotipi (bivalente e quadrivalente). Dal 2016, invece, è stato
approvato l'utilizzo di un nuovo vaccino, protettivo verso ben nove sierotipi.
Il vaccino nonavalente protegge contro i tipi di HPV più comuni associati alla
malattia (6, 11, 16, 18), ma protegge anche contro cinque altri tipi di HPV
(31, 33, 45, 52 e 58), aumentando così la riduzione del rischio di tumori
maligni, di lesioni precancerose e di condilomi dal 70 % al 90 %. Tutti i
vaccini hanno dimostrato un'elevata sicurezza e tollerabilità, nonché
l'efficacia anche a lungo termine contro le lesioni. Nel nostro paese la
vaccinazione anti-HPV è offerta gratuitamente alle ragazze e ai ragazzi dai 9
ai 12 anni di età. In molte Regioni italiane la vaccinazione è offerta a un
prezzo agevolato anche sopra il dodicesimo anno di età.
Perché anche noi maschietti
dovremmo sottoporci a vaccino? Simona Venturoli, dell'unità operativa di
microbiologia e virologia del Policlinico Sant'Orsola Malpighi di Bologna,
dichiara in un interessante articolo della "Fondazione Veronesi": «La
vaccinazione maschile ha un duplice effetto: da un lato permette un'eradicazione
della malattia, infatti per ridurre a zero la circolazione occorre che il virus
sia eliminato in entrambi i partner, dall'altro aiuta comunque ad abbassare
sensibilmente l'insorgenza di lesioni di basso e alto grado e di tumori
HPV-associati nel maschio oltre che nella femmina». Per non parlare dei maschi
omosessuali, in cui l'incidenza di tumori sia anali sia orofaringei
HPV-associati è in sensibile crescita. «A differenza dei tumori della cervice o
anali - aggiunge la Venturoli - per i tumori oro-faringei non è possibile uno
screening e una efficace prevenzione in quanto non sono conosciute lesioni
preneoplastiche evidenziabili, pertanto di norma essi vengono scoperti in fase
già avanzata, richiedendo dunque trattamenti radio-chemioterapici pesanti e
interventi chirurgici demolitivi». Inoltre, uno studio pubblicato su
Human Reproduction che ha coinvolto 729 uomini (età media: 37 anni), rivoltisi
per la prima volta a un centro per la cura dell'infertilità dopo aver escluso
che la difficoltà nell'avere un figlio fosse dovuta a un problema della propria
compagna o ad altre condizioni personali, ha evidenziato che così come altri,
dalla clamidia alla gonorrea, anche il papilloma virus (Hpv) può essere causa
dell'infertilità maschile. La presenza dell'Hpv nel liquido seminale può
infatti ridurre la motilità degli spermatozoi fino a renderli inabili a
completare la fecondazione di un ovocita.