49. L’Ipocrisia moderna sul sesso
Il mio blog di ieri sulla regolamentazione della prostituzione ha scatenato diverse reazioni ed alimentato interessanti discussioni tra i miei amici su facebook. Ho potuto leggere le idee diverse in merito tra chi è favorevole e chi è contrario. Ho notato che l'universo proibizionista è sfaccettato: i piú considerano la regolamentazione della prostituitone solo come uno spostarla dalle strade ai bordelli senza però influire realmente sulla vita delle donne. Una posizione che mi vede scettico. Primo perché non è criminalizzando le prostitute che la si estirpa e secondo perché se proibisci qualcosa non fai altro che caricarla di un potere quasi magico (sappiamo come le cose che ci sono proibite esercitano una attrazione piú forte su di noi).
Certo, è sicuro che le organizzazioni criminali non abbandoneranno molto facilmente un business cosí redditizio, ma se anche riuscissimo ad aiutare anche solo il 50% delle prostitute, non sarebbe già una vittoria? E soprattutto, lo Stato non avrebbe piú mezzi di controllo e modi per comprendere se e dove ci sono degli illeciti? Non basta regolamentare, bisogna anche avere mezzi di controllo. E su questo sono d'accordo, ma affinché ci possa essere una vera e sana emancipazione della prostituzione, bisogna prima che ci liberiamo dai moralismi legati al sesso e a ciò che ci viene detto essere lecito o meno, la prostituzione ci sarà ancora e ancora.
È assurdo, ma oggi, in una società sessualizzata, con culi e tette esposte ovunque come trofei, con donne e uomini sempre piú svestiti e dove si allude al sesso in ogni anfratto culturale, esso sia ancora considerato qualcosa di perverso, di sporco, di sbagliato. La prostituzione, sia essa maschile o femminile, funge da valvola di sfogo per le frustrazioni delle persone, soprattutto di quelle piú soggette allo stress di doversi adattare ad una morale asservente e stringente. Secondo la morale religiosa (almeno delle tre grandi religioni monoteistiche), bisogna arrivare vergini al matrimonio, bisogna farlo "non per piacere mio ma per dare un figlio a dio" come dicevano (e forse dicono ancora) certe donne. Per queste persone, la sessualità deve esistere solo in un contesto matrimoniale, seguendo determinate regole e soprattutto, in determinati modi. Provate a chiedere ad una donna - madre cristiana cosa ne pensa del sesso orale. Sarà lei stessa a definirlo, se vi risponderà, qualcosa di schifoso e sporco (pur senza magari averlo mai provato). Provate a chiedere ad un uomo - padre cristiano se ha mai chiesto alla moglie di praticare la fellatio. Vi risponderà che "certe cose" si fanno solo con le prostitute (e potrete giurarci che parlano per cognizione di causa). Tutto dipende dalla morale religiosa, che impone i suoi canoni anche a chi in quelle regole non ci si rispecchia completamente, che pervade anche la borghesia, chi non crede o non ha molta dimestichezza con la religione. Una morale che costringe tutti non solo ad una uniformità impossibile ma, soprattutto, impone un freno inibitorio ad una pulsione che tutti sentiamo e che dobbiamo esprimere nel modo migliore possibile. E in questa condizione di castrazione del piacere, è purtroppo normale che alla fine si ceda alla tentazione di rivolgere altrove le proprie pulsioni.
La prostituzione quindi non si debella con il proibizionismo ma con una sana sessualità. Cosa impossibile se la morale resta esclusiva delle religioni e non si riesce a far pace con qualcosa che è dentro di noi e che dobbiamo solo accettare. Come spiega Francesco Ventura in un articolo per il magazine 180°, "Definire la morale sul sesso è spesso uno degli atti fondanti un potere. Ne è l'essenza e la base di legittimazione. Oggi non sorprende dunque che la morale sul sesso sia affidata alle forze del mercato, che le stanno contendendo alle più antiche forze del conservatorismo borghese. Per questo credo che sia necessaria una valutazione collettiva di cosa sia il sesso. Anche tenendo conto delle nuove tecnologie, che intervengono nella nostra attività sessuale e nella nostra rappresentazione di noi stessi, individualmente e collettivamente."
Da queste parole si evince come la mercificazione del corpo umano, soprattutto della donna, sia un processo che sta subendo una accelerazione massificatrice. Come abbiamo detto poco fa, siamo inondati da donne e uomini che usano il corpo per lanciare messaggi sessuali che sono poi legati al prodotto offerto, sia esso un programma tv o un deodorante. Dall'altra parte però abbiamo una forse spinta reazionaria, che impedisce la libertà sessuale vera. Ne è un esempio il continuo attacco alla comunità LGBT, che proprio perché espone la propria diversità e mostra come sia possibile vivere il proprio modo di essere in libertà, viene considerata blasfema, contronatura, demoniaca da una grossa fetta della popolazione. Proprio perché negare la naturalezza del sesso, controllare la morale, decidere chi si salva e chi è condannato, offre un potere inestimabile ed un controllo pressoché totale sulle masse.
Un altro esempio è il modo in cui le donne o gli uomini che vivono liberamente la propria sessualità sono additati come "poco di buono" o come nelle app di incontri, molti siano quelli che non hanno il coraggio id mostrare il proprio viso perché hanno paura di mettere a repentaglio la propria reputazione (o il proprio rispettabile matrimonio). E non stupisce neanche che spesso siano proprio le donne a rivolgere verso le loro omonime piú disinibite epiteti poco carini e decisamente maschilisti. Insomma, il sesso è ancora uno dei tabù piú forti della modernità, dimostrando come il movimento di liberazione sessuale del 1968 abbia si attaccato la morale precedente sena però riuscire a smontarla ne, tantomeno, a imporre una reale autodeterminazione e consapevolezza in tal senso.
Consapevolezza sessuale che, come dice Napoleon Hill del suo libro "Pensa e arricchisci te stesso", dovrebbe portare alla Trasmutazione dell'energia sessuale: "Il desiderio sessuale è forse la piú grande e inarrestabile forza dell'universo: Tutte le piú considerevoli azioni umane sono state mosse da tale impulso. L'emozione del sesso è principalmente uno stato mentale e non fisico/fisiologico come la maggior parte della gente pensa. Bisogna che ammettiamo la nostra ignoranza attorno al suddetto soggetto: ciò a cui ci riferiamo è uno dei misteri meglio custoditi della natura." Una sessualità consapevole dovrebbe portare ad una piú profonda unione tra le persone. Non vergognarsi di ciò che si prova e si desidera ma lasciarsi andare. Non in modo libertino ma cercando nell'altro un alleato con cui creare una connessione che porti alla creazione di una energia arricchente per entrambi. Insomma, un ritorno alla vera sacralità del sesso, quella espressa per esempio nelle religioni Pagane occidentali e mediorientali e che viene oggi riportato in occidente attraverso la Kundalini, che promuove l´utilizzo dell´energia sessuale "in conformità al piano creativo divino sforzandoci di riportarlo ad un alto livello, quello della prima creazione. Siamo sulla terra per diventare i perfetti, gli Iniziati alla Conoscenza integrale dei puri di cuore."
Ma tornando all'inizio di questo ragionamento, se davvero si vuole eradicare la prostituzione ed evitarne lo sfruttamento, bisogna ripartire dalla nostra concezione del sesso e la costruzione di una morale nuova, sganciata dai tabù del sesso e dalla negazione del suo potere reale. In ambito laico, lo Stato dovrebbe promuovere una seria e decisiva campagna di Educazione sessuale, che non dovrebbe essere lasciata in mano alle sole famiglie (spesso incapaci di dare informazioni soddisfacenti ai propri figli sia per le convinzioni religiose di cui sopra, radicate anche in ambienti laici) ne alle tecnologie, che spesso suppliscono alle carenze informative dei giovani contribuendo a reiterare falsi miti, disinformazione e, soprattutto, li espone ai pericoli di una sessualità inconsapevole (malattie, traumi, gravidanze indesiderate). Lo Stato, inteso come insieme delle leggi che regolano il vivere civile, deve farsi carico di educare i propri cittadini se vuole eliminare davvero diseguaglianze sociali e culturali gravi che portano allo svilimento, sotto ogni forma, della natura umana.