25.L’Italia che cade a pezzi
Poteva essere una strage, evitata solo dal fatto che a causa dell'emergenza sanitaria la circolazione dei veicoli è molto ridotta. Ad Aulla (Massa Carrara) è crollato il ponte di Albiano Magra, un'infrastruttura famosa nella zona per le polemiche degli ultimi mesi, dopo che gli automobilisti avevano notato una serie di crepe. Lo stesso giorno il GIP di Messina ha sequestrati due cavalcavia dell'autostrada A-20, Messina-Palermo, perché a rischio crollo. Dalle indagini è emersa una diffusa corrosione delle armature e delle banchine di bordo che metterebbe in pericolo la stabilità delle strutture portanti con il rischio di crollo sulla sede autostradale sottostante. Il degrado sarebbe imputabile alla cattiva manutenzione dei giunti che, consentendo infiltrazioni di acqua piovana, ha deteriorato il calcestruzzo di copri-ferro. La conseguenza è la diffusa corrosione delle armature e il degrado della banchine di bordo.
Sono gli ultimi due di una infinità di eventi, indagini e situazioni che denotano come il Bel paese sia in alcuni parti una bomba ad orologeria. La situazione dei ponti è ben nota alle autorità: in un articolo del 14 agosto scorso, in un articolo apparso sul sito AGI, dalle parole di Settimo Martinello, direttore generale di 4Emme, società che tiene d'occhio circa 50 mila tratti in Italia, emerge un quadro sconfortate: per quanto riguarda Autostrade, le risorse per le opere di manutenzione ci sono ("l'autostrada è una gallina dalle uova d'oro, lei non ha idea: rende 6 milioni per km all'anno, una cosa esorbitante. Dipende da autostrada ad autostrada, ma sono cifre incredibili. I bilanci sono pubblici, basta prenderli e leggerli. Utili del 20-30%, ma quale azienda può vantare utili simili?"), ma non vengono utilizzate. E il perché è molto semplice: seppur Autostrade sia obbligata dalla concessione a svolgere la manutenzione ordinaria utilizzando i soldi già accantonati, è molto piú redditizio far diventare quei lavori straordinari, per cui è previsto dalla stessa concessione la possibilità di spalmare i costi degli interventi sui pedaggi autostradali. Ed alla fine oltre al danno anche la beffa: nessun intervento, viaggi non sicuri e paga sempre pantalone.
Insomma, il solito teatrino di malaffare, assenza di controlli, arricchimento di alcuni a discapito di altri. E quello che succede per Autostrade è un copione visto e rivisto in molti ambiti dello Stato. Un diffuso malaffare che è figlio della commistione tra pezzi dello Stato e sistemi criminali, che fanno leva su un sistema capzioso di snervante burocrazia nei cui meandri fiumi di soldi si perdono come le acque dell'Okavango. Mancanza di chiarezza, pratiche oscure, sistemi blindati (come quello della concessione di Autostrade, che è possibile si rescindere ma solo pagando una penale assurda e indecente) e una assoluta mancanza di onestà a tutti i livelli.
Si, a tutti i livelli. Noi italiani abbiamo grandi virtù, abbiamo inventiva e la capacità innata di risolvere i problemi, come dimostrano i modi ingegnosi con cui professionisti e aziende si sono mobilitati per sopperire alle mancanze di materiale nella recente crisi che stiamo tuttora vivendo creando ex novo delle soluzioni (come per esempio le mascherine da sub trasformate in respiratori o le aziende che si sono riconvertite per produrre camici e mascherine). Ma c'è un tragico risvolto della medaglia, una faccia che spesso noi, così pronti a condannare gli altri, non vogliamo guardare. Sempre pronti ad auto assolverci, non vogliamo vedere che il disastro dell'Italia non è imputabile solo ad una cattiva gestione politica dei fondi statali, ai tagli fatti con l'accetta (per esempio alla sanità pubblica) o ai regali fatti enti privati. I problemi dell'Italia vengono da lontano e sono strettamente connessi alla situazione economica che abbiamo ed alla nostra perdita di potere contrattuale economica in sede internazionale.
Tralasciando le dinamiche di politica ed economia internazionale legate all'Euro zona (che è innegabile, influiscono sulla nostra economia), perché l'Italia a differenza di altre nazioni si ritrova ad avere un debito pubblico del quasi 140%? Forse una risposta sta in una frase che spesso sento ripetere a molte persone della generazione precedente la mia: "con i democristiani mangiavano loro e mangiavamo noi, ora mangiano solo loro". E in fondo è stato così: a partire dagli anni Settanta la perenne instabilità politica italiana ha portato governi deboli ad aprire i cordoni della borsa e a far salire il debito pubblico, gettando le basi della situazione sociopolitica che ci ritroviamo oggi a dover gestire. Un esempio lampante può essere la situazione dei baby pensionati. Oggi ci ritroviamo persone che dal pubblico impiego, per fare un esempio, si sono congedati con soli 19 anni, 6 mesi e un giorno di contributi (le donne sposate e con figli anche con 14 anni, 6 mesi e 1 giorno). Questo significa che si poteva andare in pensione ben prima dei 40 anni, un'età questa in cui spesso oggi si vive ancora nella precarietà. Invece di creare ricchezza, posti di lavoro, alternative, innovazione (In Italia il livello degli investimenti pubblici e privati in ricerca e sviluppo in rapporto al Pil è inferiore a quello della media Ue a 28), si è pensato bene di assorbire lavoratori nel settore pubblico, con un appesantimento della burocrazia e della macchina dello Stato ( e di conseguenza i suoi costi). Insomma, una gestione scellerata delle risorse del Paese, che ad ogni crisi si indebolisce sempre di piú.
Ma se è vero che abbiamo avuto negli ultimi 40 anni una classe politica indegna, pronta alla corruzione, che ha foraggiato con il debito pubblico un sistema clientelare vergognoso per un paese nobile come l'Italia, è vero anche che per ogni corruttore c'è sempre un corrotto e che il popolo italiano, forse irretito dall'idea della ricchezza facile, si è fregata il futuro dei suoi figli. Basterebbe avere un minimo di onestà intellettuale per guardarsi nello specchio e chiedersi come e in quale misura abbiamo contribuito come popolazione a questo scempio. Perché ben pochi hanno rifiutato di approfittare della situazione e chi ha potuto ha arraffato quel che poteva. Voto di scambio, clientelismo, false invalidità, pensioni d´oro, truffe varie, evasione fiscale, aziende fantasma che percepivano incentivi statali ed europei, assenteismo diffuso, favoritismi, sottrazione di materiale dai cantieri o in generale dalle aziende pubbliche, connivenza con il sistema... la lista delle mancanze degli italiani è lunga. Con questo non voglio certo dire che tutti sono ladri e farabutti, ma come fece intendere Craxi nel suo intervento in parlamento nel 1992 quando si discuteva la sua autorizzazione a procedere, tutti sapevano come andavano le cose, sapevano che i soldi non piovono dal cielo. Solo che non gliene fregava nulla. Tanto, come per la concessione autostradale, pagava pantalone.
Il problema principale che affligge secondo me il Popolo italiano (politici e popolino insieme) è la costante ricerca di un colpevole esterno ai propri guai e problemi, quando invece i principali fautori del proprio insuccesso non sono la Germania o l'Europa. Semmai il fatto di stare in un certo sistema economico acuisce i problemi. Perché se invece di avere un deficit stratosferico (che ci costringe ad avere anche una pressione fiscale abnorme) ne avessimo avuto uno piú in linea con le altre economie europee, avremo avuto abbondanti risorse per rendere questo Paese migliore, competitivo, leader europeo. E invece, dopo il grande slancio del boom economico e con l´arrivo del benessere e della ricchezza, davanti ad un Governo incapace di renderci cittadini consapevoli e coscienti, abbiamo imparato ad approfittare di ogni occasione per "fottere lo Stato". E che le cose fondamentalmente non siano cambiate lo abbiamo visto con il Reddito di cittadinanza (divenuta da arma utile per rilanciare l´economia a ennesima regalia dello Stato) e lo vediamo ora con le indagini per le presunte irregolarità della gestione della crisi Covid in Lombardia. Ma lo vedo anche all'estero: Tra i messaggio che piú spesso ricevo sulla mia pagina "Italiani Residenti a Monaco" ci sono richieste su come ottenere i sussidi tedeschi da parte di persone che neanche hanno messo ancora piede in Germania, per non parlare degli Italiani che cercano di giocare con il sistema tedesco per ottenere il massimo di profitto con il minimo di sforzo. Mele marce che vanno tolte dal cesto e educate al rispetto delle regole.
È il momento del coraggio. Di guardarsi in faccia ed assumersi le proprie responsabilità. Di smetterla di inseguire soluzioni facili o assolversi. È il momento di sostenere i governi delle scelte difficili, scomode, impopolari. Prima che il sistema crolli e ci travolga. Prima che sia troppo tardi. E 'il momento di essere responsabili per come non lo sono stati i nostri padri.