8. L´Oppio dei popoli.
In questi giorni che sembrano cupi e senza speranza in cui i mass media e le disposizioni della legge ci separano, condannandoci ad una solitudine a cui siamo poco avvezzi, in molti si affidano alle preghiere ed alle religioni per trovare conforto. È una costante dell'umanità trovare rifugio nella fede nei momenti di bisogno. «La religione è il gemito della creatura oppressa.» scrisse Karl Marx «È l'oppio dei popoli». E l'uomo non può liberarsene così facilmente, a cuor leggero, perché lo aiuta, lo stordisce, lo illude. L'oppio fa proprio questo: crea un mondo giusto, l'illusione della giustizia nell'aldilà, ma denuncia anche quanto la realtà sia insopportabile per l'uomo e quanto lo renda infelice.
La religione tuttavia è qualcosa di più e singolarmente non ne apprendiamo il vero significato se non approssimativo, le religioni sia cristiana o di altre fedi hanno tutte lo stesso principio, quello di credenza e adorazione di Dio, con delle regole (comandamenti in quella cristiana) e osservanze, e tutta una serie di riti con lo scopo di rapportarci con Dio. Regole dettate da Dio ad alcuni uomini preposti (loro e solo loro) a interpretarne il volere. Il che crea veri e propri centri di potere, di comando e strutture gerarchiche. Nel corso dei secoli quindi la religione ha perso la sua connotazione spirituale per diventare rigido dogma e sistema di controllo delle masse, puntando a controllare la società e impastoiarla in regole rigide ed immutabili perché dettate dal volere di Dio.
La spiritualità al contrario riguarda principalmente il nostro rapporto personale con la vita, "vita spirituale", cioè il nostro essere che si rapporta con la non materia, il pensiero che va oltre la fisicità conosciuta, un rapporto con lo spirito e non necessariamente riconducibile alla sfera religiosa o al credo di una fede. Una persona che vive la sua spiritualità accetta la continua ricerca dell'essenza oltre la materia, vive legata a tutto ciò che la circonda come punto di unione tra il creato e il suo spirito, un atteggiamento mentale che supera i confini del corpo. Con la conseguenza di essere libera dalle pastoie intellettuali e dogmatiche delle religioni e più propensa all'autodeterminazione del prossimo. Cosa invisa alle gerarchie religiose, che puntano sull'affiliazione dei fedeli il loro potere ("non guardare ai nostri peccati ma alla fede nella tua chiesa" recita il canone cattolico, come a significare che solo tramite la chiese ci sia salvezza).
Le religioni, soprattutto quelle monoteiste, si propongono come unici intermediari con Dio, uniche depositarie della verità e apportatori di giustizia. Cosa che ha scatenato nei secoli scontri cruenti di civiltà, dietro cui però si nasconde solo il desiderio di raggiungere l'unico Dio di cui sono servi, il potere. Con questo non voglio certo negare che ci siano uomini e donne di vera fede che si battono per la pace e l'uguaglianza tra i popoli, ma se andiamo a guardare ai precetti base delle religioni, l'obiettivo è primeggiare, asservire gli infedeli, sottomettere l'umanità all'unica vera legge, di cui sono unici depositari. Le crociate, le guerre di religione, gli scismi, gli attentati terroristici, sono tutti il risultato di un fanatismo imposto a chi si prospetta una vita eterna piena di felicità contro la rinuncia a questa vita terrena. E l'indottrinamento è talmente forte che non solo si combatte contro gli estranei, ma peggio ancora si creano divisioni anche tra genitori e figli, abdicando cosí al primo comandamento impresso nel nostro genoma (la cura dei figli e della famiglia) pur di seguire l'idea malsana di un dio invisibile che tutto vede e tutto può. Peggio ancora, ci sono persone talmente indottrinate che godono nelle sofferenze, nelle disgrazie, delle malattie e delle guerre leggendole come segnali del ritorno di un improbabile messia, come profetizzato in libri scritti da chissà chi e scelti solo in funzione di quanto fossero congrui all'utilizzo che le gerarchie ecclesiastiche o di potere dovevano farne.
Non ci si può liberare dalla religione eliminandola: innanzitutto la religione non nasce da sola, ma nasce dall'uomo, e soprattutto è l'uomo a non volere abbandonare la sua droga che gli fa sembrare tutto migliore. Tutti noi esseri umani siamo esseri religiosi per natura, tendenti a relazionarci con il trascendente. Cerchiamo il senso della vita e il senso definitivo delle cose che ci accadono, ci chiediamo da dove veniamo e dove andiamo, non siamo conformisti e siamo sempre insoddisfatti, ci interroghiamo su cose che vanno al di là di ciò che vediamo. La religione è creata dall'uomo per essere un aiuto quando le condizioni in cui deve vivere la sua vita terrena non gli permettono di essere felice, di essere uomo. Peccato che nemmeno le religioni oggi, in molti casi, stiano facendo bene il loro lavoro di oppio: dividono, odiano, discriminano, predicando pace. E lo fanno facendo leva sul bisogno spirituale dell'uomo, proponendogli soluzioni che aggirano il lato razionale e che bisogna accettare per fede. Questa malsana capacità di ripudiare la ragione al fine di accettare in modo irrazionale le presunte "verità di fede" viene addirittura spacciata dai membri delle sette come una qualità, un privilegio non concesso a tutti o un dono di Dio.
Solo attraverso la ragione ci si potrà liberare delle pastoie delle religioni e recuperare, nello stesso tempo, quella spiritualità che è in ognuno di noi e ci connette con gli altri, con il mondo che ci circonda e con le forze immateriali che ancora non conosciamo. Per rendere il visibile piú importante del visibile e per godere ora di pace e prosperità piuttosto che vivere nel dolore, nel terrore e nella paura che ci attanaglia e ci conquista rendendoci schiavo di qualcuno.