58. La corretta informazione non paga
Quando vado a vedere le statistiche del mio sito o del mio canale YouTube, vedo dei numeri di visualizzazioni, commenti e accessi che, per un piccolo blog come il mio sono incoraggianti ed in lenta e costante crescita, cosa che mi fa pensare che i contenuti che creo probabilmente hanno un buon riscontro di pubblico. Quel che ho notato però è che certi titoli piú controversi e volutamente accattivanti (tipo "tutta la verità sul 5G") hanno riscosso picchi di audience maggiori rispetto ad altri (come "Chi odia Papa Francesco" o "I Figli di Putin"). Il perché è presto detto: la corretta informazione non paga in termini di pubblico. Ne in termini di monetizzazione.
Premesso che nei miei blog non propongo altro che riflessioni personali, piú o meno condivisibili, su alcuni fatti che accadono e che non voglio certo assumermi ruoli che non mi appartengono oltre quello di un opinionista informato e documentato, il fenomeno mi fa pensare e potrebbe dare ottimi spunti di riflessione sul perché certe notizie vengano date in determinate forme e determinati toni. Lo abbiamo visto anche ieri, con la bagarre che si è scatenata dopo la liberazione e il rientro di Silvia Romano: i social si sono incendiati in una diatriba tra persone che hanno accolto la notizia con gioia e chi avrebbe forse preferito che rientrasse in una bara piuttosto che "buttare dei soldi per salvarla". E i titoli di certi "giornali" hanno soffiato sul fuoco delle polemiche.
Il termine «clickbait» è la parola chiave. Un termine che molti conoscono e che significa letteralmente «esche da click». Originariamente, nella cultura della Rete, fare click baiting rimandava più genericamente alla possibilità di inserire in una pagina web un hyperlink che spingesse naturalmente l'utente a cliccarlo: quasi sempre si trattava di un link che conduceva a un form o tramite cui era richiesto un pagamento prima di poter visualizzare il contenuto vero e proprio. Una definizione ben più metaforica di questa sorta di caccia all'ultimo like la dà Jon Stewart, l'iconico volto del Daily Show, in un'intervista sul New York Magazine: fare clickbaiting è fare come gli imbonitori di Coney Island e, cioè, attrarre il pubblico con la lusinga di vedere, unica occasione al mondo, un uomo a tre gambe, salvo poi mostrare un ragazzo con una stampella.
Quando ero piccolo ricordo che ogni tanto in casa vedevo comparire una rivista che è nell´immaginario di molti: Cronaca Vera, un settimanale specializzato in resoconto di costume e di cronaca nera destinati a un pubblico popolare, che riusciva a mischiare insieme temi forti e di attualità con titoli davvero sconcertanti e a dir poco raccapriccianti. La ricordo anche con un pizzico di malinconia perché ai tempi nella mia adolescenza era una rivista che si distingueva per le ammiccanti copertine con in evidenza un articolo sempre riferito a un qualche fatto a sfondo sexy, a fianco alla foto di una splendida modella nuda (ma con le parti intime coperte dai titoli) o poco vestita, nonché per le frequenti fotografie di cadaveri (talvolta raccapriccianti) che illustravano i servizi di cronaca nera. Se dovessimo trovare un corrispondente estero, ecco forse potrebbe essere definito il The Sun italiano.I tempi però ormai sono cambiati e anche Cronaca Vera non è piú la stessa: ha abbandonato quasi del tutto le copertine "osé" per dare maggiore evidenza a temi più "seri", spesso a sfondo sociale o ecologistico. Anche negli articoli interni, ultimamente, vi è un maggiore interesse per tali tematiche, oltre a servizi retrospettivi su vari argomenti culturali, come fumetti e cinema.
Forse nessuno capirà se questo cambiamento sia stato dovuto all'avvento di internet o alla concorrenza spietata fattagli da "giornali" come "Libero", "La Verità" o altri nati negli ultimi tempi. Sì, perché mentre Cronaca Vera cambiava faccia, lo faceva anche l'informazione ufficiale e seria, che negli anni ha visto in Italia una degnazione nei toni e nei contenuti da far accapponare la pelle. Certo, questa degenerazione è globale, ma nel nostro paese tocchiamo picchi di indecenza inenarrabili (come le false notizie circa il matrimonio contratto da Silvia Romano durante la sua prigionia) e che puntano sui titoli scandalistici e ad impatto per accalappiare l'attenzione degli ignari lettori. E lo fanno perché piú click ricevono, piú soldi entrano. È il clickbait, baby il nuovo modo di fare soldi dei giornalisti o presunti tali, puntare su tutoli acchiappa citrulli in un paese dove, secondo i dati più attendibili (quelli dell'indagine Piaac - Ocse 2019), il 28% della popolazione tra i 16 e i 65 anni è analfabeta funzionale. Il dato è tra i più alti in Europa, eguagliato dalla Spagna e superato solo da quello, guarda un po', della Turchia (47%). Una ignoranza che si autoalimenta e che sfocia nei commenti ignobili letti ieri sul web.
E questo virus clickbait non ha colpito solo il giornalismo su carta stampata e web ma anche quello televisivo. Programmi come "Dritto e Rovescio" o "Fuori dal coro" puntano sia nella programmazione che nella commercializzazione, al sensazionalismo, anche in questo caso per accalappiare l´interesse del pubblico, disinteressandosi completamente sia della deontologia giornalistica che dell´etica professionale, portando a fenomeni grotteschi come l´involuzione di Mario Giordano da giornalista serio e anche impegnato in inchieste forti (ricordiamo la sua collaborazione lunga e proficua con Gad Lerner) a intrattenitore - soubrette. E tutto per macinare audience (e quindi introiti pubblicitari).
A dire il vero il sistema sta anche sviluppando degli anticorpi: divulgatori, esperti e debunker sono scesi in campo per affrontare la questione dell'analfabetismo funzionale immettendo nel fiume di dati del web informazioni corrette, smontando bufale e dando risposte reali, documentate e certificate. Soprattutto offrendo a chi per varie ragioni non ha potuto godere di una formazione approfondita, dei mezzi per sfuggire alle trappole delle notizie acchiappa citrulli e poter recuperare senso critico e una corretta visione del mondo. Qualche giorno fa ho condiviso con voi alcune delle fonti di cui mi servo come filtro. Vi invito a darci un'occhiata. Oppure potete affidarvi ad una estensione del browser per Chrome, Firefox, Edge e Safari, attiva anche in Italia da poco piú di un anno, che offre una valutazione di attendibilità accanto ai link sui motori di ricerca e nei feed dei social media. Si chiama News Guard, e offre un ampio contesto per migliaia di siti di notizie e informazione, grazie al lavoro di analisti qualificati che valutano il rispetto di criteri giornalistici fondamentali di credibilità e trasparenza.
Certo però questo è un palliativo, il problema sta alla fonte. Per arginare il fenomeno dell'analfabetismo funzionale occorre innanzitutto restituire il giusto valore a due attori fondamentali: la famiglia e la scuola. È all'interno di queste due dimensioni che posso essere messe in atto le azioni più importanti per contrastare l'analfabetismo funzionale. E l'alleato più forte è senza dubbio la lettura. Come ho piú volte detto, bisogna insegnare nelle scuole il gusto del dubbio, la voglia di chiedersi sempre cosa c'è dietro e di non accontentarsi delle prime cose che si leggono. Bisogna insegnare cosa sia una fonte attendibile, come selezionarla e come padroneggiare gli strumenti che abbiamo. E non dimentichiamo che, se l´Informazione resta sempre un diritto, la corretta informazione è un dovere di chi, sia per diletto o per professione, decide di accostarsi alla sacra arte del giornalismo.