Basta guardare ad alcuni casi di
cronaca di questi giorni. A bologna, un 29enne ghanese, cameriere in un bar
pizzeria davanti alla stazione di Bologna, ha raccontato di essere stato
aggredito e offeso con insulti razzisti da cinque militari dell'Esercito, fuori
servizio. Li aveva rimproverati perché ubriachi e molesti. 'Negro di m...,
vieni qua che ti spacco una bottiglia in testa', gli avrebbero detto. E quando
al razzismo si mescola anche la misoginia, ecco che il cocktail che ne risulta
diventa fatale per la libera convivenza. Emblematico quello che sta succedendo
intorno a Sara Gama, capitano della nazionale italiana femminile, figlia di
madre triestina e padre ghanese, è diventata oggetto di insulti sulle pagine
ufficiali della nazionale. «Te pareva che la giocatrice africana della
nazionale italiana di calcio femminile non la mettessero in primissimo piano?»
si legge in uno dei tweet pubblicati a commento della foto. Uno dei commenti,
rimossi, mette in dubbio invece la sua nazionalità: «Quella sarà anche nata in
Italia, avrà la cittadinanza italiana, parlerà italiano ma, mi dispiace, non è
italiana. Non ne possiede né le caratteristiche né i cromosomi». Su Facebook
c'è chi invece ha attaccato l'intera nazionale femminile e la battaglia per il
riconoscimento dello status di professionista messa in campo in questi anni:
«Dovrebbero proporre un bello spettacolo per avere pubblico e quindi soldi, e
per ora quello che propongono è imbarazzante per chi ama il calcio. Per essere
professionisti bisogna essere professionali e capaci, poi i soldi arrivano. Non
è questione di parti opportunità, il calcio femminile fa semplicemente schifo».
E questi sono solo alcuni esempi dei post deliranti, maschilisti e misogini
scritti da quella gran brava gente degli italiani. Commenti che fanno il paio con
altri, davvero vomitevoli, espressi nei confronti di Noa Pothoven, la ragazza
olandese che si è lasciata morire dopo essere stata vittima di stupro. Il piú
memorabile è quello di un utente, che ha commentato come "non si possa morire
solo per del esso non consenziente" svilendo in poche parole non solo la
violazione del corpo delle donne ma anche la vita di Noa stessa, che non è
riuscita a superare lo choc post traumatico preferendo l'oblio a quella
esistenza fatta di dolore e sofferenza.