Il Ruolo degli Psicologi nella Società Contemporanea

16.04.2025

di Nicola Accordino

La psicologia è una disciplina che ha il potere di trasformare vite, di migliorare il benessere individuale e collettivo, eppure, in molte parti del mondo, non è ancora completamente riconosciuta per il suo valore sociale e culturale. In Italia, questo fenomeno è particolarmente evidente: storicamente, la psicologia è stata vista con diffidenza, una resistenza che affonda le sue radici in fattori storici, ideologici e culturali. Tuttavia, figure come George Miller, James Hillman e numerosi psicologi e divulgatori moderni stanno cercando di rompere queste barriere, portando la psicologia fuori dalle mura dello studio e rendendola più accessibile a tutti.

George Miller, psicologo di fama internazionale, ha avuto un impatto significativo nel campo della psicologia cognitiva. Il suo lavoro, e in particolare la teoria del "magico numero 7", ha trasformato la nostra comprensione della memoria a breve termine. Miller osservò che, in media, le persone possono memorizzare solo circa sette elementi alla volta – un numero che sembra quasi magico, appunto. A questo punto, molti di noi si riconosceranno nel suo studio: chi non ha mai provato a ricordare una lista della spesa e, dopo il quinto prodotto, si è sentito come se il suo cervello fosse diventato un computer sovraccarico?

Questa ricerca, per quanto sembri una semplice osservazione, ha avuto un enorme impatto, non solo sulla psicologia, ma anche sulla vita quotidiana. Ha aperto la strada a studi successivi sulla cognizione e sulle limitazioni della mente umana, facendo capire che non solo i computer, ma anche il nostro cervello ha un "capacitá di carico". In Italia, dove la psicologia ha fatto fatica a farsi conoscere, questi studi contribuiscono a un'immagine più scientifica della disciplina, distaccandola da credenze errate e superstiziose. Eppure, c'è sempre qualcuno che chiede: "Ma allora, la psicologia è davvero una scienza?" Quando, in realtà, basta rispondere con una battuta: "Se la psicologia fosse un piatto, sarebbe una pizza: può essere anche alta, sottile, condita con tante cose, ma è una pizza!"

James Hillman ha avuto il coraggio di mettere in discussione l'approccio tradizionale alla psicologia. Il suo concetto di "portare la psicologia fuori dallo studio dello psicologo" non solo era innovativo, ma anche piuttosto radicale. Hillman, fondatore della psicologia archetipica, ha sostenuto che la psicologia non dovesse limitarsi a trattare i disagi clinici, ma dovesse aiutare le persone a dare un senso alla propria esistenza, a comprendere le proprie emozioni, a migliorare le relazioni. "La psicologia è l'arte di imparare a stare con sé stessi", diceva. E forse, sarebbe il caso che imparassimo tutti a farlo, considerando la quantità di disagi visibili che affliggono la nostra società.

Ma in Italia, Hillman avrebbe avuto molto materiale su cui lavorare: dai reality show che esibiscono la nostra psiche collettiva in modo teatrale, alla quotidianità stressante che spesso ci lascia più confusi che rinvigoriti. Hillman, infatti, diceva che "l'anima è un paese selvaggio", e in Italia siamo sempre pronti a perderci in questo paese… basta vedere quanti cercatori d'anima (e di influencer) ci sono in giro! Hillman avrebbe amato vedere la psicologia come qualcosa che va al di là della terapia, che invadesse le piazze, i bar e le conversazioni quotidiane, come un buon caffè al bar: "Ma hai mai pensato di andare dallo psicologo?", chiederebbe il cameriere con la stessa naturalezza con cui ci serve un espresso.

La diffidenza nei confronti della psicologia in Italia ha radici profonde. Come accennato, durante il fascismo, la psicologia fu vista con sospetto, messa da parte in favore di ideologie politiche totalitarie. Il regime non tollerava una disciplina che avesse il potere di analizzare il comportamento umano e, soprattutto, di porre domande su ciò che stava accadendo nella società. L'interesse per la psicoanalisi, che avrebbe potuto fungere da strumento critico verso il potere, venne represso. In una società dove il controllo sociale e l'omologazione erano i pilastri, le domande scomode erano fuori luogo.

Negli anni successivi, la psicologia non ha goduto di una visibilità positiva. Piuttosto, è stata vista come un'arte di "navi spezzate" o una soluzione solo per chi "ne aveva bisogno", mentre le persone "normali" avevano semplicemente bisogno di… una birra per sfogarsi. Questa reticenza si è radicata nel senso comune e ha spesso impedito a chiunque di accedere a risorse psicologiche quando ne aveva bisogno. Così, mentre il mondo si evolveva e la psicologia diventava una risorsa fondamentale all'estero, l'Italia continuava a crogiolarsi nell'idea che "un po' di chiacchiere con l'amico è sufficiente". Quante volte abbiamo sentito dire "Ma non ti basta parlare con un amico?!" come se un amico potesse risolvere conflitti esistenziali con una battuta sul calcio.

Negli ultimi anni, psicologi e divulgatori in Italia stanno cercando di cambiare questa visione della psicologia. Figuriamoci, oggi ci sono psicologi che vanno in televisione! Uno di loro è Luigi Cancrini, che con il suo approccio pragmatista alla psicoterapia ha cercato di dimostrare che la psicologia può essere utile per tutti, non solo per chi "sta male". La psicologia, nelle sue forme più accessibili, sta finalmente trovando spazio nel dibattito pubblico, e anche la psicologia positiva di Martin Seligman è stata un passo importante in questa direzione. Ma ci vuole più di un libro di autoaiuto per cambiare la cultura.

In Italia, tuttavia, c'è ancora una certa resistenza. La psicologia è spesso relegata alla sfera privata e riservata a chi vive una "crisi". Ma non è solo una questione di "crisi": il disagio sociale è evidente e si manifesta in ogni angolo della società, dalle dinamiche famigliari complesse alle problematiche legate al lavoro e alla gestione delle emozioni. E, se la psicologia non è abbastanza visibile, siamo costretti a ricorrere a "soluzioni" più sbrigative e non sempre efficaci. Magari al prossimo incontro con un amico, potremmo ricordargli che, forse, la psicologia è la vera chiave per non finire a dire "Ci penso domani, dai".

La psicologia, in quanto disciplina, ha il potenziale per diventare un pilastro fondamentale del nostro benessere collettivo. Mentre i grandi psicologi come Miller e Hillman hanno aperto la strada per una psicologia più accessibile, l'Italia ha ancora molte sfide da affrontare. La storica diffidenza nei confronti della psicologia, radicata in ideologie e retaggi storici, è un ostacolo significativo, ma non insuperabile. Con l'impegno di psicologi, divulgatori e istituzioni educative, è possibile trasformare la psicologia in un elemento essenziale del panorama culturale e sociale, rendendola una risorsa di valore per ogni individuo e per tutta la società. La chiave per il futuro risiede nel "portare la psicologia fuori dallo studio dello psicologo", trasformandola in un linguaggio comprensibile e utile per tutti, in grado di rispondere ai bisogni di una società sempre più complessa e bisognosa di risposte emotive, esistenziali e pratiche. Se non altro, è più utile che un altro episodio di "Grande Fratello".


C'era una volta un gigante chiamato Golia. Alto, forte, arrogante. Nessuno riusciva a sconfiggerlo, finché arrivò Davide, un pastore con una fionda. Lo conosciamo tutti, no? Ma oggi non siamo più nell'antica Israele, e Golia ha cambiato volto. Non ha più un'armatura, ma una holding in Delaware, server in Irlanda, e depositi fiscali in Lussemburgo....